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Nella Val Marecchia: terra dei Guidi, dei Malatesta e ... della Giovanna

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SAIANO


Anticamente il luogo era sede di un Castrum appartenente ai principi di Carpegna e di cui si hanno notizie sin dal 962. Il 15 agosto del 1996 il Santuario di Saiano, oggetto di un attento restauro che ha portato alla ricostruzione della sua cupola, è stato nuovamente riaperto al culto.
Per alcuni anni è stato custodito da alcuni frati francescani dell'ordine del Cuore Immacolato di Maria provenienti dalla Colombia. Si trattava di cinque confratelli, tutti giovani, tra i 18 e i 35 anni, giunti in Italia per svolgere la loro missione. Attualmente il Santuario ha un Rettore, un sacerdote di Rimini, che vive in modo quasi eremitico, accoglie i pellegrini e celebra Messa.

Il Santuario della Madonna
Costruita sui resti di un antico tempio pagano è dotata, al suo interno, di tre altari ed è dedicata alla Beata Vergine del Carmine. Tuttora il santuario festeggia la sua Madonna il 15 agosto.

Il portale in bronzo
Realizzato su disegno dello scultore Arnaldo Pomodoro, chiude il Santuario di Saiano. L'opera rappresenta il Marecchia e i suoi affluenti, ma, nella simbologia che le ha voluto conferire l'autore, il Marecchia è la Madonna che raccoglie come affluenti i suoi numerosi fedeli per condurli fino al mare, ossia fino a Dio.

La Torre cilindrica
Domina lo sperone di roccia viva di Saiano. E' ciò che resta dell'antico castello. Il manufatto, di foggia bizantina, come i resti delle mura, risale al VII secolo

 

MONTEBELLO

Luogo di antiche battaglie, di magie panoramiche, di teneri fantasmi, Montebello ha conservato in barba ai secoli. e grazie alla sua posizione grifagna e solitaria, una struttura medievale pressoché intatta. Oltre i suoi bastioni e dietro la sagoma del castello le colline degradano verso la pianura e il mare. E all'orizzonte, azzurri nelle lontananza o nitidi nei giorni di sole, si scorgono i primi contrafforti dell'Appennino scuri di boschi. Di origine militare romana (III secolo a.C.) come testimonia il nome, ossia Mons Belli, il monte della guerra, il castello di Montebello fu acquistato nel 1186 dai Malatesta che, in questa terra di confine dove tutti erano nemici di tutti, provvidero a dotarlo di fortificazioni. Il luogo infatti era ubicato proprio in faccia agli insediamenti dei Montefeltro, nemici storici del Malatesta.
E proprio i Montefeltro, nel 1393, con un audace colpo di mano, riuscirono a conquistare l'inespugnabile fortezza. Solo nel 1438 Sigismondo Pandolfo Malatesta riuscirà, con genio militare e spregiudicatezza strategica, a ricondurlo alla sua potente famiglia che viveva in quegli anni l'apice del proprio dominio. Ma l'inimicizia del papa Pio II Piccolomini e gli eterni rivali Montefeltro decretano l'inarrestabile declinio dei Malatesta. Il castello di Montebello nel 1463 passa ai conti Guidi di Bagno che ne sono tutt'oggi proprietari.

La Torre civica
Di epoca medievale troneggia nell'abitato con la sua solida mole quadrata. Orientata in modo che la sua campana fosse udibile sia nella Valle del Marecchia che in quella dell'Uso, ha scandito nei secoli avvenimenti e pericoli imminenti.

La Chiesa del Borgo.
Al suo interno appaiono chiari i segni dell'intervento effettuato nella prima metà del '700 da Ferdinando Guidi di Bagno. Anticamente era la chiesa del castello.
Al suo interno è riposto un organo settecentesco. Altre opere: Paliotto, posto sotto l'altare maggiore risale al XVII secolo e richiama l'altro, più ridotto nelle dimensioni, esposto nella Cappella gentilizia del Castello. Ancòna con i 15 Misteri del Rosario, collocata in fondo sulla destra è datata, come mostra la scritta, 1651. Al suo interno una tela settecentesca, di autore anonimo, riproduce la Madonna col Bambino. S.Pietro, S.Biagio e S.Andrea, olio su tela del '700, di autore anonimo, collocato in fondo alla chiesa, ricorda un preciso atto storico: l'unificazione in un'unica prebenda delle tre parrocchie di S.Pietro, S.Andrea e S.Biagio operanti a quei tempi sul territorio di Montebello.

La Rocca di Montebello
Subito dopo il Portale che introduce alla cerchia fortificata di Montebello, sulla destra, una rampa pietrosa conduce al Girone, ossia al secondo giro di mura, il bastione fortificato dentro a cui sorge la Rocca. La costruzione, innestata sulla roccia, corrisponde alla parte originaria della fortificazione. Attorno ad essa, tra XI e il XVI secolo, sono state aggiunte altre strutture che hanno dato al castello caratteristiche di palazzo gentilizio.

Dal sito www.altraromagna.com

La leggenda di Azzurrina
La storia narra della giovanissima figlia di Ugolinuccio Malatesta, Guendalina che scomparve misteriosamente all'età di otto anni, mentre giocava rincorrendo una palla di stracci all'interno della fortezza del castello di Montebello. Questa vicenda attira ai giorni nostri centinaia di turisti che, recandosi al castello sperano in cuor loro di divenire testimoni di "qualcosa" di soprannaturale. La piccola Guendalina aveva una particolarità: era albina e a quel tempo questa particolare anomalia era considerato un segno di stregoneria e quindi frutto del demonio.
Le fu affibbiato il soprannome di Azzurrina in quanto la madre, per nascondere la sua malattia le tinse i capelli di nero. Ma la tipica chioma degli albini non trattenne a lungo la tinta che colò lasciando però ai capelli un particolare riflesso azzurrino. La leggenda dice che l' ultima volta che venne vista dal suo accompagnatore la bimba stava giocando a palla all'interno del castello in quanto era una giornata piovigginosa. "Guendalina, giocava con la sua palla di stracci e scomparve nell'intento di recuperarla, all'interno di un cunicolo alla fine delle scale che portavano nei sotterranei...". Questo è il racconto delle guardie preposte alla sorveglianza della piccola; di lei rimase il solo echeggiare delle risa felici nei sotterranei. Non vennero mai ritrovati i resti della bambina e si ritiene decisamente impossibile che possa essere uscita dai cunicoli del castello in altro modo se non risalendo quelle stesse scale. Fuori le mura, imperversava un furioso temporale che si placò con la scomparsa di Azzurrina. "Risate, giochi di bimba, 12 rintocchi di campane, il battere veloce di un cuoricino", questi i fenomeni più volte uditi e registrati che si possono sentire solo in quegli anni che finiscono con lo "0" o il "5" nel giorno di solstizio. Molteplici occultisti, studiosi, laureati e anche tecnici della rai si sono recati al castello la notte del 21 giugno per registrare i fenomeni e cercare di capirne la natura. Ma una spiegazione non e' ancora stata trovata... Le registrazioni effettuate dai tecnici Rai vengono tutt'ora fatte ascoltare durante la visita guidata al castello.

 dal sito www.rimini.cc/provinciarimini/montebello.html

 

TORRIANA

Piccolo paese preapenninico formato da tre colline gibbose, Torriana, che fino al 1930 si chiamò "La Scorticata" da Castrum Scortigatae, è citata in documenti sin dal 1144. Nel XII secolo il suo castello si estendeva sulle due colline in cima alle quali erano collocate piccole fortezze con solide torri che costituivano un intrepido sistema difensivo che dominava le due vallate. La storia di Torriana infatti è fortemente influenzata dalla sua natura geologica, ideale per le genti come luogo di rifugio e perfetto per le soldataglie come luogo di controllo della valle. Nel 1223 i Consoli di Scorticata giurarono fedeltà al Comune di Rimini. Eccezionale dal punto di vista strategico e strutturale, la Rocca, si trovava allora sotto l'egida dei potenti Malatesta in ascesa sul controllo dell'intero territorio. Con il loro declino Scorticata cadde in mano a Venezia, che mirava ad avvicinarsi al porto di Rimini, ma presto tornò allo Stato Pontificio sotto al cui potere rimase, pur con alterne vicende, fino alla costituzione del Regno d'Italia.

L'abitato
Il borgo di Torriana è appoggiato ai piedi del gran masso calcareo che un tempo dovette apparire ben più nudo di oggi, tutto circondato com'è da una fitta vegetazione.
L'abitato tuttavia si costituì in tempi di molto successivi alle fortificazioni, è infatti di impianto ottocentesco con le case che si inerpicano sul primo tratto dello scoglio roccioso. Il paese si stende praticamente lungo la via principale ed ha nei suoi straordinari panorami, più che in monumenti e palazzi storici, la sua carta vincente.

La rocca
Più vistosa rispetto alla Torre Quadrata è stata oggetto di un ampio intervento di rifacimento. Dell'antica costruzione che occupava il cucuzzolo più alto del monte, restano una bella porta d'accesso, due grandi torrioni circolari, una cisterna, parte delle mura e del maschio. Una leggenda vuole che nei recessi della Rocca venisse trucidato nel 1304 Gianciotto Malatesta, lo stesso che anni prima, folle di gelosia, aveva ucciso la moglie Francesca da Rimini e il proprio fratello, Paolo, gli amanti sfortunati celebrati da Dante nella Divina Commedia.

La Chiesa di S.Vicinio
La Chiesa parrocchiale di S.Vicinio, é stata costruita ex novo nel 1854, accanto alla vecchia chiesa ubicata un tempo dov'è ora la canonica. Al suo interno si trovano alcuni quadri di buona fattura, risalenti all'epoca della costruzione, fra cui un "S.Vicinio che prega l'Immacolata Concezione" e un "S. Bernardo", patrono del paese. L'organo è stato donato alla chiesa nel 1938 da Benito Mussolini nell'occasione in cui l'antico nome Scorticata fu cambiato in Torriana.

La torre campanaria
Faceva parte della chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Filippo e Giacomo, distrutta durante l'ultimo conflitto mondiale (e di cui ora restano stanze aperte al cielo e muri perimetrali). La chiesa sovrastava un tempo la Rocca di Torriana.
La Torre, dotata di una campana, staccata dall'impianto della chiesa e ubicata nella parte che guarda il mare, gode di uno dei paesaggi più straordinari della Valmarecchia. L'occhio gira a 360 gradi in un volo da mozzafiato ad oltre 400 metri sul livello del mare e si appoggia su confini lontani, su fossi e calanchi, strette gole verdi e dirupi rocciosi, e su una straordinaria visione di Verucchio.

Dal sito www.altraromagna.com


VERUCCHIO


Verucchio si erge nella bassa Valle del Marecchia, al confine con la storica regione del Montefeltro e con la più antica Repubblica del mondo, San Marino; la sua formazione, insieme al Monte Titano, a Montebelllo, a San Leo,al Monte Montone, e al Sasso di Simone e Simoncello, deriva dall’orogenesi appenninica assestatasi definitivamente nel Pliocene superiore (circa 3 milioni di anni fa). Il punto più alto del paese misura m 330 s.l.m., in corrispondenza dell’imponente masso delle pareti strapiombanti al suolo su cui sorge una delle antiche rocche del paese, e che guarda ad est, verso la riviera di Rimini. La placca rocciosa, di formazione calcareo-arenacea, è il risultato della tormentata genesi che ha portato alla formazione del paesaggio della Valle del Marecchia, nota ai geologi come Coltre o Colata della Valmarecchia, e che ne ha fatto un terreno ricco di argille. La morfologia prevalente è il risultato dell’erosione selettiva operata dagli agenti esogeni; ne risultano modesti ed arrotondati rilievi argillosi intensamente soggetti a frane e calancamento. Da questo paesaggio argilloso si ergono bruscamente i "massi erratici", blocchi rigidi costituenti per lo più imponenti rilievi isolati; essendo essi caratterizzati da pareti subverticali, si pongono in netto contrasto con la dolce morfologia delle colline circostanti. La straordinaria conformazione naturale del luogo è stata di fondamentale importanza per il paese, poiché ne ha determinato, fin dall’epoca preistorica, la caratteristica di fortezza naturale. Verucchio si trova a circa 18 chilometri da Rimini e la cartografia cosiddetta "politica" registra un questo territorio una particolare e curiosa anomalia, poiché una frazione del Comune di Verucchio, Pieve Corena, un piccola insula di pochi abitanti, è situata entro il territorio della limitrofa Provincia di Pesaro -Urbino e al confine di Stato con San Marino. I residenti del Comune sono 9237 (dati aggiornati al 31/12/2003), suddivisi tra il capoluogo e le tre frazioni (Villa Verucchio, Ponte Verucchio e Pieve Corena). Il territorio è stato profondamente segnato dalla presenza del fiume Marecchia, che un tempo era veramente un "piccolo mare", sulle cui sponde sorgevano numerosi mulini, si coltivava addirittura il riso e si delimitavano le zone di pesca, spesso vendute dagli appaltatori al miglior offerente. Le tre sorgenti del fiume Marecchia sgorgano nei pressi della via Maggio (Maggiore), che collega da secoli la Romagna alla valle Tiberina; il paesaggio conserva ancora le tracce lasciate dalle popolazioni che lo hanno reso un protagonista di primo piano dalla storia italiana (e non solo). Sono visibili resti di epoca villanoviano-etrusca nelle numerose necropoli che ancora si stanno scoprendo in queste terre, dall’epoca romana fino a quella medioevale, periodo nel quale Verucchio assurse alla sua gloria più fulgente divenendo la culla dei Malatesta, la famigerata famiglia che assicurò il controllo del territorio di questa regione storica chiamata, dopo il VI secolo, Romània (poi Romagna) ossia "terra romana", in contrapposizione a Longobardia (da cui Lombardia, cioè "terra longobarda". Passeggiando per le strette e caratteristiche borgate medioevali del centro storico di Verucchio, si intravedono alcuni interventi edilizi che nel corso dei secoli hanno modificato gli assetti urbanistici medioevali, specialmente nell’Ottocento: è stata ampliata la piazza centrale come oggi la vediamo, e sono sorti i palazzi signorili delle nobili e illustri famiglie che qui dimorarono (o che qui possedevano una seconda casa); sono state restaurate le chiese più importanti, che vennero rimaneggiate soprattutto negli interni. Nel corso del Novecento ci si è per lo più limitati a restaurare quello che le Grandi Guerre avevano distrutto o rovinato; in quell’oscuro periodo l’antico castello venne anche adibito ad ospedale e l’antico teatro settecentesco in legno, che occupava la sala grande del Palatium all’interno della Rocca del Sasso, venne smontato pezzo per pezzo e se ne ricavò persino legno da ardere In questi ultimi anni si prosegue negli interventi di restauro conservativo; si è così ricostruito un tratto delle antiche mura medioevali e, grazie ai disegni e ai pezzi originari rimasti in loco, anche una delle quattro porte che chiudevano le mura dell’antico castrum, la porta (o arco) del Passarello, contrada che si trova nella parte alta del paese e che deve il suo nome alla nobile famiglia che vi abitò in tempi remoti, prima di spostarsi a Rimini. Un’altra porta e rimasta intatta delle quattro originarie, quella di S. Agostino, nella via omonima.

Rocca Malatestiana o Rocca del Sasso

Il complesso monumentale della Rocca Malatestiana è un insieme di costruzioni edificate in periodi diversi, sorte tra il XII e il XVI secolo in un'ampia area ricavata sul punto più alto del "sasso" di Verucchio da dove si può ammirare un panorama esclusivo. Alla fine del XII secolo la Rocca apparteneva già alla famiglia dei Malatesti.Qui nacque il "Mastin Vecchio" Malatesta da Verucchio, il grande capo guelfo che conquistò Rimini nel 1295 e fondò la Signoria Malatestiana. I resti della fortezza duecentesca con l'antica torre si possono ancora oggi ammirare all'interno della struttura quattrocentesca frutto dell'intervento di Sigismondo Pandolfo Malatesta del 1449. All'interno si possono visitare le stanze con interessanti allestimenti, la imponente Sala Grande, si può scendere nelle segrete e salire in cima al mastio da cui si ammira una vista strepitosa.

 

Dal sito  www.comunediverucchio.it

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