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Le valli dei torrenti Tramazzo e Acerreta e la monumentale quercia di Trebbana |
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L’alta valle dell’Acerreta, la Chiesa Monastero di S. Michele a Trebbana e la monumentale quercia di Ca' dei Pian
Amministrativamente toscana ma geograficamente gravitante su
Modigliana l’Acerreta è a due passi dai confini del Parco Nazionale delle
Foreste Casentinesi. per pregi naturali la zona è storicamente importante per la
presenza di insediamenti ecclesiastici molto antichi.
Esempio tipico è
Badia Della Valle, fondata attorno al 1055 da San Pier Damiani come
monastero dotato di un eremo (quest’ultimo più povero, più isolato e più
montano) utilizzato dagli stessi monaci per periodi più o meno lunghi di
meditazione e di raccoglimento in solitudine. Si tratta di Gamogna,
oggi restaurata e tornata a vivere dopo un lungo periodo di abbandono. Il nostro
percorso sale peraltro sul versante opposto, per visitare un luogo altrettanto
antico e in qualche modo «imparentato» con Gamogna: la chiesa di Trebbana.
Da Lutirano si risale il fondovalle Acerreta con la stradina
principale (prosegue dal paese verso destra), oggi asfaltata e immersa in un
paesaggio ameno di prati e campi alternati a boschetti di querce e carpini.Dopo
2 km si arriva a Badia della Valle, fondata da San Pier Damiani nell’XI secolo e
che, nonostante i numerosi rifacimenti, anche radicali (la chiesa venne
riedificata di sana pianta nel XX sec.) mantiene nell’impianto a corte chiusa
ancora qualcosa dell’originaria struttura medievale. Dopo altri 4 km, prima che
la strada finisca, si nota a sinistra un ponte in pietra che attraversa l’Acerreta,
preceduto da un grande spiazzo-imposta per la legna. Si parcheggia e si imbocca
la carraia che valica il torrente per risalirne un ramo laterale dopo aver
sfiorato la vecchia casa signorile di Ponte della Valle (514 m di
altitudine).Tenendo la carraia (sentiero 549 del CAI Faenza,
segnavia bianco-rossi) si arriva dopo poco ad un bivio presso una confluenza di
ruscelli. Si piega a destra seguendo il percorso principale, sempre segnato, ora
in salita ripida e con fondo sassoso. A fatica (45 minuti dal parcheggio)
si raggiunge il poggio dove sorge la chiesa di Trebbana, in bellissima posizione
ai bordi di un prato-pascolo sospeso in mezzo ai monti.
La chiesa, dotata di
edifici di servizio (canonica, ma anche stalle, pollaio, forno, ecc., come
qualsiasi casa rurale che doveva autosostenersi) e
il cui restauro è terminato nel 1979 dopo lunghi lavori di volontariato coordinati da don Antonio Samorì,
è tradizionalmente ritenuta dei tempi di San Pier Damiano e anzi da lui stesso
fondata dieci anni dopo l’eremo di Gamogna. Il fatto non è provato anche se è
certo che la chiesa di Trebbana sia antica e anzi preesistente al Santo che
quindi deve averla vista e forse frequentata.
L’edificio attuale ha subito, nel corso della sua millenaria esistenza, numerosi
interventi di manutenzione che in molti casi comportarono ingrandimenti
e rifacimenti, i più importanti dei quali risalgono al XVIII secolo. Tuttavia
rimangono, soprattutto nell’abside e in parti della canonica, parti molto
antiche, forse risalenti all’originaria edificazione o di poco posteriori.
Al momento la struttura, essendo adibita a rifugio autogestito (con letti e
cucina, in locali spartani, ma efficienti), è di norma aperta e visitabile. Non
perdibile, anche in una veloce escursione, la breve deviazione per la «quercia
di Trebbana», monumento vegetale di assoluto rilievo.
La si raggiunge attraversando il pianoro in direzione nord-est e trovando, nel
relativo angolo, un largo sentiero (sempre 549 del CAI, diretto verso il Passo
della Collina) che inoltra in un rimboschimento di conifere per uscirne dopo
una cinquantina di metri in una radura dove sorge una casa (Ca’del Piân, senza
nome sulle carte) sovrastata appunto dall’immane albero.
Come sempre in casi del genere, esistono voci favolistiche che vogliono la
pianta millenaria; c’è un documento settecentesco che la cita, ma non è
possibile stabilirne l’età esatta, se non per stime approssimative e
indirette, supponendo possa essere coetanea alla casa, risalente al XVII secolo.
Le misure (4,80 metri di circonferenza del tronco ad 1,30 di altezza; oltre 25
metri di diametro della chioma) sono di primaria rilevanza, ma è soprattutto il
portamento, perfetto e massiccio, oltre alla bellezza della posizione, a farne
un bene culturale e naturale preziosissimo.
Sandro Bassi