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Fra Torrente Senatello e alto Marecchia

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IL CASTELLO DI MONTEVECCHIO E IL PONTE DEGLI "OTTO MARTIRI"

Il Castello di Montevecchio si trova a Santa Sofia di Badia Tedalda (AR). Si tratta di un’isola aretina racchiusa nel territorio ex Pesaro-Urbino ora, in seguito al recente referendum, di Rimini. L’intero complesso è stato oggetto di un restauro straordinario, impregnato della dedizione e dell’entusiasmo dei proprietari. "L’antico è una nostra comune passione, da sempre", così affermano gli avvocati Daniela e Antonio Zavoli di Rimini.

Montevecchio è un antico maniero appartenente in origine alla Chiesa Ravennate; nel 1004 passa in possesso dei Malatesta di Pennabilli. Nel 1258 il Castello era soggetto a Stitivo da Pozzale il cui figlio donò alcune terre nei pressi del Castello ai Monasteri vicini di S.Antonio e S.Vincenzo. Nel 1736 Montevecchio con Sasso di Simone e Cicognaia, erano feudo di Gian Gastone Dè Medici e per questo motivo, aboliti i privilegi feudali, i tre feudi insieme a quello di S.Sofia passarono a far parte della Toscana.

Dal Castello si domina la confluenza del fiume Senatello nel fiume Marecchia e lo storico ponte degli "Otto Martiri". L'infrastruttura risale a più di 80 anni fa. Qui avvenne un barbaro fatto di sangue risalente alla Seconda Guerra Mondiale: i nazisti in ritirata, su questo ponte fucilarono otto giovani e ne straziarono i corpi con il lancio di bombe a mano. Da ben 68 anni quindi il ponte porta il nome degli "Otto Martiri".

Dopo anni di interruzione, nel Dicembre del 2008, è stato riaperto al transito veicolare. Si è rimediato così a una situazione di progressivo degrado che si trascinava da molto tempo: il fatto curioso è che sono stati utilizzati fondi destinati a emergenze di molti anni prima, per ovviare a questo grave disagio (che fra l'altro insisteva in zone montane già interessate da molteplici altre cause di isolamento). Infatti la sistemazione del ponte è stata supportata da contribuzioni legate al sisma del '97.

Importante lo sforzo fatto per ripristinare il ponte: la conservazione delle parti portanti è stata garantita con l'ampio (anche se non esclusivo) uso di componenti originarie della vecchia struttura, soprattutto negli aspetti legati alla sicurezza degli utenti, a cominciare dai parapetti di protezione, oppure con l'utilizzo di materiali assai simili a quelli che in origine facevano parte del ponte.

 

SANTA SOFIA MARECCHIA

Il piccolo borgo fu un antichissimo stato sovrano, vivente di vita propria, fra la contea di Monterotondo, lo Stato di Urbino, i Carpegna di Bascio e lo Stato Fiorentino, padrone della fortezza di Cicognaia. Per svariati secoli fu dominio dei Montedoglio, dei Gonzaga e dei Colloredo. Nella seconda metà del XVII secolo entrò a far parte del comune di Badia Tedalda. S.Sofia aveva un castello con torre cilindrica, di cui si vedono ancora i ruderi. Il luogo era cinto da mura al cui interno c'erano casamenti per gli armati e per il vicario. C'erano anche due torri di vedetta e, fuori dal castello, a buon tiro di archibugio, la chiesa parrocchiale di stile bizantino dedicata a S.Sofia, santa cara al culto di Bisanzio.

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