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Festa grande al Rifugio Fontanelle per gli 8.000 Km di id3king

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Le Celle – Pian del Grado

Quel ramo del "lago" del Bidente che corre tra catene di monti…. La citazione manzoniana è scherzosa. Serve solo a dire che, nei pressi di Santa Sofia, la valle del Bidente si ramifica in tre grandi valli, formate rispettivamente dal Bidente di Strabatenza, dal Bidente di Ridracoli, dal Bidente di Corniolo. E, a sua volta, il Bidente delle Celle (lungo circa 8 chilometri) costituisce insieme al Bidente di Campigna, uno dei rami da cui ha origine il Bidente di Corniolo. Il fiume Bidente nasce alle falde del Monte Falco con il fosso del Satanasso ed in soli due chilometri passa da una delle maggiori elevazioni dell’Appennino Romagnolo (oltre i 1500 metri) ai circa 750 metri delle Celle, quella che ci interessa stavolta.

Storicamente la "valle delle Celle" ha palpiti di antica presenza dell’uomo. Tutta la zona, anticamente era di proprietà dei Conti Guidi (quelli del ramo romagnolo) ceduta loro, almeno in parte, dall’abbazia di S. Ellero. In seguito alla conquista fiorentina (siamo circa alla fine del 1300) la zona entrò a far parte dei domini dell’opera di Santa Maria del Fiore di Firenze. Precise testimonianze storiche rimandano appunto al nucleo de "Le Celle" ed alla relativa chiesa di S. Maria delle Celle (siamo nel 1223), oggi in condizioni di degrado, lungo il percorso di controcrinale che da Fiumicello, Costa del Poggio Corsoio, tocca Pian del Grado c’è il nucleo abitativo storicamente interessante, poiché posto ai margini della Foresta di Campigna, in cui risiedevano, nei secoli addietro, operai e guardiani alle dipendenze dell’opera di Santa Maria del Fiore. Ineluttabile dunque che quella località fosse da "sempre" centro di lavorazione artigianale del legno. Diversi di codesti edifici furono ristrutturati nell’800, alcuni in anni più recenti. Ma torniamo a Celle al Corniolo nella sintetica ma esaustiva descrizione che ne da l’Ing. Emilio Rosetti nel suo catalogo "enciclopedico" "La Romagna, Geografia e Storia (in Milano, Ed. Hoepli, 1894): "Celle al Corniolo, frazione del Comune di Premilcuore, nella valle del Bidente di Corniolo, sul dosso del Falterona,, 10 Km a mezzodì di Premilcuore. La parrocchia di S. Maria delle Celle (diocesi di San Sepolcro) contiene 250 abitanti e prende il nome da un antico eremo, fondato in questi luoghi selvosi dai Conti di Valbona e poi da essi donati nel 1091 ai Camaldolesi…".

Insediamenti d’alta quota le cui località più aspre e pittoresche oggi son raggiungibili soprattutto con mulattiere. Ma che certo ebbero una loro vitalità, come testimonia l’edilizia rurale, ad esempio l’insediamento di Celle – la Fossa (tra Celle e Pian del Grado), complesso costituito da due corpi collegati con un passaggio coperto ad arco, di origine settecentesca come testimonia la data (1773) con il giglio fiorentino e, più sotto, tre stelle, l’arcobaleno ed un cuore trafitto da freccia (oltre le iniziali G.G.). Questi "luoghi selvosi" ritroveranno palpiti di storia durante la seconda guerra mondiale. Pian del Grado è citata più volte nei bollettini partigiani come sede d’uno dei comandi della Ottava Brigata Garibaldi ed anche il parroco di Pian del Grado è citato valorosamente per la sua attività di sostegno e d’aiuto a partigiani e prigionieri alleati "senza che chiedesse contropartita".

Oggi, alle Celle, non abita più nessuno da anni ed anni, mentre Pian del Grado è abitato stagionalmente dai proprietari delle case, "eredi" di passati abitatori di questa valle.

di Gabriele Papi

 

Dall'antico nucleo di Celle e dai poderi che ne facevano parte si diramano numerosi sentieri, in particolare quello spettacolare detto delle "Ripe toscane" che unisce Lago di Corniolo appunto con Celle, Pian del Grado, Poggio Corsoio e poi, svalicando il crinale, la Toscana. Il borgo di Pian del Grado è molto interessante sotto il profilo della conservazione tipologica perché gli antichi proprietari non hanno mai venduto allo Stato le loro case e le hanno ristrutturate con gusto salvandole dal degrado. Posto ai margini della foresta di Campigna, in cui risiedevano operai e guardiani alle dipendenze dell'Opera di Santa Maria del Fiore, è stato a lungo un centro di lavorazione artigianale del legno e rinomato per i fertili pascoli. Tutta l'area è per molti versi speciale, sia per la impervietà dei luoghi e i rimandi della letteratura popolare allo spirito del malvagio Mantellini e alle Rive del Satanasso, un ardito e pericoloso sentiero che da Pian del Grado, con pendenze mozzafiato, mena al massiccio del Falterona.

di P. L. Della Bordella

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