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Da Albero all'Eremo di Gamogna

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MONASTERO DI GAMOGNA

Antico complesso monastico immerso nel verde delle montagne, nell’Alpe di San Benedetto, su un altopiano, presso il Monte Gamogna, recentemente ristrutturato e gestito dalla Fraternità Monastica di Gerusalemme.

L'eremo fu fondato da San Pier Damiani nel 1053 e dedicato a San Barnaba, ad uso dei monaci Camaldolesi della sottostante Badia di Acereta o Badia della Valle. Nel 1072 San Pier Damiani, mentre era in viaggio da Ravenna a Gamogna, dove contava di fermarsi per la quaresima, ammalatosi, morì a Faenza.

Il 14 novembre 1532 l’eremo di Gamogna fu chiuso per mancanza di monaci e trasformato in chiesa parrocchiale, dipendente dal capitolo della chiesa di San Lorenzo a Firenze. Nel 1850 venne istituita la diocesi di Modigliana e nel 1866 Gamogna ne divenne parte.

Il 10 luglio 1944 nelle vicinanze di Gamogna furono uccisi, durante un breve scontro a fuoco con soldati tedeschi, i comandanti partigiani Bruno Neri e Vittorio Bellenghi.

Quando la parrocchia fu soppressa, nel secondo dopoguerra, per lo spopolamento dell’Appennino, la struttura dell'eremo cadde inesorabilmente in rovina. Nel 1991 iniziarono i lavori di restauro grazie principalmente all'opera del sacerdote faentino don Antonio Samorì e di molti volontari, su progetto dell’Ing. Bruno Maestri. Durante i lavori si trovò all’interno della chiesa, nella parte centrale, uno scheletro alto circa 1,80 m, altezza insolita per l’epoca in cui visse, l’VIII secolo, periodo molto antecedente alla fondazione dell’eremo, ottenuto con la datazione del 14C. L’altezza dello scheletro, se veramente è dell’VIII secolo è da mettere in relazione con l’appartenenza ad un popolo germanico (Longobardi o Franchi). Nelle necropoli friulane di Cividale vi sono scheletri che arrivano ai due metri. Da informazioni da verificare sembra che fosse di un uomo in “odore di santità” probabilmente traslato all’eremo da un altro sito. Attualmente l’eremo ristrutturato ha un nuovo pavimento sul quale non è indicata la posizione di alcuna tomba.

L'attuale chiesa mantiene l’originaria struttura romanica, con una semplice facciata a capanna, un ampio abside semicircolare con tetto conico rivestito di lastre di ardesia e un campanile a vela. Del complesso monastico rimangono il chiostro, le celle dei monaci, il forno, la stalla e l’essiccatoio, memoria questi ultimi di una civiltà contadina completamente scomparsa. Quest’ultima costruzione, di modeste dimensioni, veniva adibita all’essiccazione delle castagne ed altre volte, per necessità, veniva usata per rimessare il granoturco. In un piccola nicchia dell’essiccatoio si trova ora l’effigie della Madonna del Cantone di Modigliana, opera offerta dal ceramista Giorgio Cavina.

 

Fù festa grande a Gamogna il 26 e 27 settembre 1998, poiché in quell’occasione venne consegnato da parte di Sua Ecc. Mons. Italo Castellani, vescovo della Diocesi di Faenza-Modigliana, l’intero complesso dell’eremo alla suore della Fraternità Monastica di Gerusalemme.

L’antica Ca’ Mugno è tornata a riaccendersi della fiamma simbolica del misticismo e dell’opera evangelizzatrice di questi moderni eremiti.

 

Gamogna si inserisce a pieno diritto in quella vicenda che vide esplodere nell’XI secolo tensioni religiose molto complesse e che portò un gruppo di uomini a riformare il già vecchio (nato cinque secoli prima) ordine benedettino, richiamandosi ad una maggiore spiritualità e ad un ritorno alla povertà evangelica. Gamogna è in qualche modo paragonabile a Camaldoli (e ancor di più a Fonte Avellana per via della presenza in entrambe di San Pier Damiani) e - non per storia né per cronologia, ma per il contesto naturale e spirituale - a La Verna e a Vallombrosa, che sono per eccellenza i luoghi del misticismo forestale, quei posti dove i santi si sono mescolati ai pastori e ai boscaioli perché nelle foreste, molto più che nelle città, trovavano l’ambiente adatto a loro. Il predecessore e conterraneo di Pier Damiani, San Romualdo, ed il suo quasi coetaneo San Giovanni Gualberto, fanno con i camaldolesi ed i vallombrosani un esperimento rivoluzionario di riscoperta dell’ascetismo e recuperano la primitiva dimensione monastica, quella dei Padri del Deserto di sei, sette secoli prima. Ma sostituiscono al deserto ciò che fisionomicamente risulta il suo opposto mentre concettualmente è la stessa cosa: la foresta.

Gamogna nasce, attorno al 1055, in ambiente montano e forestale non spinto come a Camaldoli o a Vallombrosa (ancor meno rispetto alla Verna, che in origine era addirittura rupestre, molto più di oggi, e di difficile accesso).

Alla scelta di un luogo come Gamogna per fondarvi un eremo concorsero anche altri fattori: l’ubicazione strategica tra Romagna e Toscana e lungo una via già percorsa da pellegrini che avevano bisogno di assistenza (e questo successe anche per Camaldoli). Il suo fascino naturale e selvatico, al di là delle convinzioni religiose di ognuno, è ancor oggi percepibile.

 

GAMOGNA, o GAMUGNO nella Valle Acereta in Romagna. - Antico ererno, ora chiesa parrocchiale (S. Barnaba) già membro dell'abbazia di S. Giov. Batista di Acereta nella Comunità Giurisdizione e circa 5 miglia toscane a scirocco di Marradi, Diocesi di Faenza, Compartimento di Firenze.

Risiede in monte fra le foreste di faggi presso le sorgenti del torrente detto della Valle, il quale scorre alla sua sinistra e sulla schiena della giogana dell’Appennino di S. Benedetto.

In questo luogo S. Pier Damiano nell’anno 1053, mercè la donazione a lui fatta dal conte Guido di Modigliana e dalla contessa Ermellina di lui consorte, fondò un eremo per i Camaldolensi della sottostante abazia di Acereta, dove egli si ritirò per qualche tempo (anno 1061), mentre era maggior generale della Croce Avellana. - Nel 1191 il superiore di Gamogna aveva riuniti i beni di quest’eremo a quelli della vicina badia senza licenza del diocesano, per cui Celestino III, con bolla del 3 gennajo 1195, ordinò al vescovo di Faenza d’impedire e di annullare tale incorporazione. - Per altro col progredire dei tempi l’eremo di Gamogna fu considerato come un solo corpo con la sottostante badia di Acereta, sinchè divenne insieme con essa benefizio di un abbate commendatario. Tale era, allorquando Clemente VII, con breve del 14 novembre 1532, ammensò badia e eremo al capitolo di S. Lorenzo di Firenze. - Nel 1736 la chiesa di Gamogna, minacciando rovina per le forti scosse di terremoto accadute costà, fu ricostruita a spese del capitolo preaccennato, il quale previi gli opportuni consensi alienò quei beni per acqistarne altri nei contorni di Prato. ­Vedere MEZZANA.

Nell'ererno di Garnogna si cominciò prima che altrove l'uso della recita giornaliera dell'ufizio della B. Vergine, per consiglio di S. Pier Damiano, ma essendo stato sospeso per tre anni cotesto pio esercizio, accaddero agli eremiti di Gamogna disavventure straordinarie. (PETR. DAMIANI, Epistolae. - BARONII, Anna/. Eccles. ad ann.l056.)

La parrocchia di S. Bamaba a Gamogna conta 332 abitanti.

Dizionario Geografico Fisico Storico Della Toscana Volume Secondo

Emanuele Repetti

Firenze Presso L’Autore e Editore coi tipi di A. Tofani, 1835

 

GAMUGNO O GAMOGNA·(Gamogn), frazione del comune di Marradi verso le origini del torrente della Valle, 7 chilometri ad ostro-libeccio di Marradi. La parrocchia di San Barnaba in Gemunia con 330 abitanti fa parte della pieve di Valle Acereto, diocesi di Modigliana. Qui vicino stava, circondato da tassi e faggi, 1'Eremo dell'Abbazia di Valle Acereta, fondato nel 1053 da San Pier Damiano, il quale v’instituì per primo l'abitudine di recitare diariamente l'ufficio della B. Vergine.

Si vede però che questo non giovò molto, poichè 1’Eremo di Gamugno si segnalò presto per varie scene ed orgie scandalose fra i monaci, che finirono in varie battaglie e finalmente colla soppressione di esso.1

1 Metelli, Storia di Brisighella e Val d’Amone

La Romagna Geografia e Storia

Per L’Ing. Emilio Rosetti

Milano Ulrico Hoepli Editore-Libraio della Real Casa, 1894

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