379 |
Il "vulcano" più piccolo d'Italia fra Torrente Tramazzo e Fiume Montone |
379 |
N.B. Le notizie sotto riportate sono state reperite su alcuni libri e in vari siti Internet, e da noi liberamente assemblate.
VULCANO DEL MONTE BUSCA
Presso il podere Ca’ Forte, in località Inferno, si trova il
fuoco del “vulcano” più piccolo d'Italia.
(Posizione 44° 02’ 50,3’’N 11° 46’ 28,0’’ E)
E’ un fenomeno particolare e interessante: si tratta di emanazioni
di idrocarburi gassosi che a contatto con l'ossigeno dell'aria, una volta
innescata la combustione, bruciano, dando vita al fenomeno detto delle "fontane
ardenti", citato fin dal Medioevo come evento magico e soprannaturale. Le
emissioni furono sfruttate fino agli anni cinquanta, con modeste produzioni:
rimane il fascino di uno spettacolo da non perdere.
Uno dei primi documenti che cita il vulcanello della Busca è il libro di Leandro Alberti, pubblicato la prima volta a Bologna nel 1550, Descrittione Di Tutta L’Italia:
"Poscia da Portico un miglio discosto vedesi un luogo da gli habitatori del paese dimandato Inferno, ov'è la terra negra et ponderosa, nella quale vi è un buco largo da piedi quattro ov'esce una fiamma di fuoco, essendo accesa la terra con un solferino acceso et abbrucia ancora le legna verdi postevi et s'estingue con panni di lana gettativi sopra. Et quivi vicino ritrovasi assai medaglie d'oro argento e di metallo"
(Leandro Alberti, 1577 Descrittione Di Tutta L’Italia).
Brevi cenni su Leandro Alberti (1479 – 1553?)
Storico bolognese, entrò nell’ordine domenicano nel 1493 e dopo aver completato i suoi studi teologici e filosofici fu chiamato a Roma dal suo amico il Maestro Generale Francesco Silvestro Ferrarsi nel 1528. Nel 1517 pubblicò in sei libri un trattato sugli uomini più illustri del suo ordine, tradotto in molte lingue. Oltre a numerose Vite di Santi, e una storia sulla Madonna di San Luca e sul Monastero che ne porta il nome, pubblicò una cronaca sulla sua città natale: Istoria di Bologna.
La fama di Leandro Alberti resta però legata alla sua “Descrittione Di Tutta L’Italia”, in cui si trovano numerose osservazioni topografiche ed archeologiche e da cui è tratto il trafiletto sul “vulcanello” di Portico.
IL TEMPIETTO VOTIVO DEL MONTE BUSCA
A circa 500 m. dal vulcanello, in direzione nord est, vi è un tempietto votivo, il Tempietto del Monte della Busca, dedicato alla Beata Vergine delle Grazie, esistente fin dal 1175 e più volte rifatto. Nella ricorrenza dell’Ascensione, l’immagine della Madonna veniva trasportata in processione dal tempietto al valico del Monte Busca e da qui di nuovo al Tempietto. Al valico c’è la grande croce di Monte Sacco (rifatta nel 1933) a memoria dell’antico castello distrutto nel 1425. (Il Comunello autonomo di Monte Sacco era soggetto a Firenze)
CHIESA DI SANTA MARIA IN CASTELLO
Chiesa risalente al 1191 e costruita sull'antico Castrum Collinae. E' un'antica
Chiesa medioevale, restaurata, sorta sui resti di un castello, Castrum
Collinae, edificato proprio sulla sommità della valle a 678 m sul livello
del mare, sul crinale tra Tredozio e Portico, e abbandonato alla fine del XIII
secolo. All'interno di una stanza della Chiesa Canonica di S. Maria in Castello
si trova il Museo Parrocchiale il quale ospita interessanti ritrovamenti
dell'età del bronzo (1900-1800 a. C.).
Infatti
in seguito ad uno scavo archeologico effettuato nel 1968 dall'Istituto Italiano
di Preistoria e Protostoria, nella zona circostante la Chiesa di S.Maria in
Castello sono venuti alla luce reperti dell'età del bronzo (1900 - 1800 c.a.).
Tra i materiali emersi pezzi in ceramica, corni di cervi semilavorati, fuseruole
(manufatti in
terracotta od altro materiale, di varia forma, provvisti di foro centrale per
l´inserimento dell´asta del fuso, di cui stabilizzavano il movimento rotatorio
durante la filatura) e lesine con
manico, grandi vasi con anse o prese di vario genere. La presenza del deposito
era stata segnalata da don Domenico Perfetti, parroco della Chiesa di S. Maria
in Castello, il quale aveva
notato che in una zona lungo il fianco della collina affiorava terreno nero
archeologico contenente abbondantissimi reperti fittili e faunistici.
Dalla chiesetta di Santa Maria in Castello, seguendo il crinale si giunge al
valico Monte Busca dove si trova la croce di Monte Sacco a memoria dell’antico
castello distrutto nel 1425 (comunello autonomo di Monte Sacco soggetto a
Firenze).